Estratto dal diario di Theodor Herzl: il primo Congresso Sionista

I diari di Theodor Herzl registrano l’evoluzione del Sionismo. L’inizio della parte principale è datata 3 settembre 1897, tre giorni dopo il Congresso Sionista di Basilea, tenutosi tra il 29 e il 31 agosto 1897.

Quinto volume
Iniziato l’11 giugno
1897

[…]

3 settembre, Vienna

Il palazzo dove si è tenuto il Congresso, a Basilea (Svizzera) Gli ultimi due giorni, i più importanti dalla concezione dell’idea a Parigi fino ad oggi, sono passati velocemente. A Basilea e nel viaggio verso casa ero troppo stanco per scrivere sul diario, ma oggi è necessario più che mai, dato che gli altri sono già consapevoli che il nostro movimento è entrato nella storia.

Se dovessi riassumere il Congresso di Basilea in una frase – che dovrei fare attenzione a non dire pubblicamente – sarebbe questa: a Basilea ho fondato lo Stato ebraico. Se oggi dovessi uscirmene esplicitamente in questo modo come risposta riceverei solo risate. Forse in cinque anni, al massimo in 50, chiunque lo riconoscerà.

Uno Stato essenzialmente può essere fondato sulla volontà del popolo, ma anche su un potere individuale sufficientemente elevato (Lo Stato sono io – Luigi XIV). Il territorio è solo il materiale alla sua base; c’è sempre qualcosa di astratto in uno Stato, indipendentemente dal suo territorio. Anche il Vaticano esiste senza territorio, altrimenti il Papa non sarebbe un sovrano.

Io ho creato questa entità astratta – che è quindi invisibile alla maggior parte della gente – a Basilea. Infatti, con mezzi infinitesimali, ho gradualmente spinto le persone verso la mentalità di uno Stato e prodotto in loro la sensazione di essere loro stesse l’Assemblea Nazionale.

Uno dei miei primi pensieri pratici, già nei mesi passati, consisteva nel fatto che ognuno avrebbe dovuto partecipare alla sessione d’apertura in cravatta bianca e in frac. Questo si rivelò splendido. Essere vestiti elegantemente rende la gente altezzosa. Il tono sobrio sviluppato da questa sensazione di superbia – che non ci sarebbe stata se la gente fosse accorsa con i vestiti variopinti dell’estate – avrebbe fatto sì che io non potessi fallire nell’elevare questo tono verso la solennità.

Max Simon Nordau, cofondatore del movimento sionista.Nordau è apparso in vestito e cappotto il primo giorno e inizialmente non volle tornare a casa per mettersi il frac. L’ho preso in disparte e lo ho supplicato di farmi un favore: “oggi il presidio del Congresso Sionista non è ancora niente: dobbiamo prima stabilizzare il tutto. La gente deve prendere l’abitudine di guardare al Congresso come la cosa più esaltante e solenne”. Sembrava essersi convinto, perciò in segno di gratitudine l’ho abbracciato. Un quarto d’ora dopo si è ripresentato in frac.

La mia priorità costante di quei tre giorni di Congresso consisteva nel far dimenticare a Nordau che lui era il numero due del Congresso, dato che avrebbe potuto risentirne visibilmente la sua sicurezza in sé stesso. Ho sfruttato ogni occasione per sottolineare che io mi trovavo sulla Cattedra solo per ragioni tecniche connesse alla gente e alla mia competenza, e la precedenza su di me apparteneva a lui di diritto in tutte le altre circostanze. Questo migliorò il suo stato d’animo in qualche modo e, fortunatamente, il suo discorso ebbe più successo del mio, che era più politico, e andai da tutti i presenti pregandoli di affermare che era stato il discorso migliore del Congresso.

Allo stesso modo ho dovuto pacare altre sensibilità che erano state turbate in tutto quel trambusto. Steiner era stato ignorato durante l’elezione dei comitati e sembrava sul punto di starsi offendendo. Mi affrettai ad eleggerlo Presidente del galà di accoglienza e capo del Comitato dell’Organizzazione, dopodiché si insediò sul palco dei discorsi e impedì agli oratori di sedervisi. Mintz e alcuni altri rimasero offesi per il fatto che mi ero rivolto a loro troppo duramente per essersi seduti immobili al tavolo del Presidio anziché prendere tempo per aiutarmi nell’effettuare le procedure.

Tutto era sulle mie spalle. Non credevo che fosse così; lo capii quando me ne andai il pomeriggio del terzo giorno perché ero stanco e consegnai la presidenza a Nordau. Tutto cadde in confusione e mi fu detto in seguito che era stata una sessione caotica. Anche prima che io mi alzassi dalla sedia, le cose non stavano filando lisce. Il buon Dottor Lippe, di Jassy, essendo il membro più anziano, era seduto. Era stato accordato che avrebbe parlato per massimo dieci minuti. Nella grande commozione non mi aveva illustrato il suo discorso, e quando si alzò in piedi parlò per mezz’ora, facendo errori uno dopo l’altro. Ero seduto sotto di lui sul palco, vicino a Nordau, e ho tentato quattro volte di mandargli segnali per farlo concludere. La faccenda stava diventando ridicola.

Herzl sul palco del primo Congresso Sionista Dopo fu il mio turno e la platea mi dedicò uno scrosciante applauso. Rimasi calmo e non feci alcun inchino, così da non ridurre l’occasione ad una semplice lettura di un testo teatrale. Il Presidio fu eletto per acclamazione. Tutti noi camminavamo e il Congresso applaudiva. Ho lasciato il palco a Nordau. Parlò meravigliosamente. Il suo discorso rimarrà un monumento del nostro tempo. Quando tornò dalla Cattedra del Presidio andai da lui e gli dissi: “Monumentum aera perennium” [un monumento più resistente del bronzo].

Successivamente le relazioni procedettero secondo programma. Ed ora il motivo per cui sono dovuto andare al Palazzo Borbone per quattro anni è diventato chiaro. Ero pieno nel mio subconscio di sottigliezze procedurali. Seguendo l’esempio di Floquet, ero gentile ed energico e ho avuto cura di fare il Presidente nei momenti critici.

Ho fatto diversi errori il primo giorno, ma nel secondo, stando all’opinione generale, ho gestito la situazione. Ci furono dei momenti critici, come quando, per esempio, un certo Mandelkern si alzò in piedi per proporre una mozione di ringraziamento da parte del Congresso nei confronti del Barone Edmond di Rotschild. Io rifiutai la proposta sin dall’inizio, perché non potevamo votare in quel modo su una questione di principio di infiltrazione. Ho zittito Mandelkern dicendo che stava mettendo il Congresso nella posizione imbarazzante di dover scegliere tra ingratitudine verso un’impresa di beneficenza e l’abbandono dei princìpi. Il Congresso mi applaudì.

Vi fu anche un altro momento critico quando venne all’attenzione lo scandalo Birnbaum. Questo Birnbaum, che aveva lasciato il Sionismo in favore del socialismo tre giorni prima del mio arrivo sulla scena, affermò prepotentemente di essere il mio “predecessore”. Nella sua sfacciata lettera supplicante rivolta a me e agli altri, si proclamò come scopritore e fondatore del Sionismo, dato che aveva scritto a riguardo un piccolo trattato, come molti altri a partire da Pinsket (di cui non avevo mai saputo nulla dopo tutto).

Poster del cinquantenario del Congresso SionistaLui ora faceva la proposta attraverso alcuni giovani secondo cui il Segretario Generale del Comitato d’Azione doveva essere eletto direttamente dal Congresso e pagato da questo. E questo tizio, che non aveva altro motivo di partecipare all’Assemblea Nazionale Ebraica se non per prendere lui stesso voti e stipendio, osava compararsi a me! E anche in questo passaggio, come le sue lettere, combinava sfrontatezza a sdolcinatezze. [Disse che] il Segretario Generale, rappresentante del Congresso, avrebbe dovuto confrontarsi con gli altri 22 membri del Comitato d’Azione.

Dichiarai che non potevo immaginare come qualcuno avrebbe potuto accettare un posto nel Comitato a queste condizioni. La mozione infatti fallì miseramente. Questa è stata l’unica nota discordante nel Congresso, istigata da Schalit, un ragazzo che avevo riempito di cortesia.

La signora Sonnenschein, ebrea americana, mi disse durante questo incidente – le avrei consegnato la presidenza di Nordau – : “Ti crocifiggeranno ancora, e io sarò la tua Maria Maddalena!”.

Ad ogni modo, tutto filò abbastanza liscio. Dato che non ero presente al Congresso durante la discussione sull’insediamento, Bambus si avventurò sul palco insinuandosi in un comitato. Ho lasciato perdere quel furfante e ho anche lasciato che quel maleducato di Scheid la facesse franca, perché nel frattempo il Congresso aveva preso una tale svolta verso la grandezza che non volevo dare l’impressione di dare importanza a queste faccende così miserabili. Lasciamoli andare e che siano impiccati da qualche altra parte.

Per quanto riguarda la linea di principio, l’evento più importante – che potrebbe essere passato inosservato – fu quando ho introdotto il sistema rappresentativo, cioè l’Assemblea Nazionale. Al prossimo Congresso parteciperanno solo delegati.

Quando mi congedai da Nordau gli dissi: “l’anno prossimo le cose saranno diverse. Tu diventerai il Presidente del Congresso ed io del Comitato Esecutivo.” Non si è voluto impegnare in nessun modo…

Innumerevoli piccoli incidenti. Tutti mi domandavano di cose importanti e meno importanti. C’erano sempre quattro o cinque persone che parlavano con me contemporaneamente. Questo mi sottopose ad un enorme sforzo mentale, perché dovevo dare ad ognuno di loro una risposta esaustiva all’esatto argomento della questione. Per me era come giocare a 32 partite di scacchi contemporaneamente.

I delegati del primo Congresso SionistaE il Congresso è stato splendido. Mentre Nordau presiedeva, una volta entrai nella sala dal retro. Il lungo tavolo verde sul palco con il Presidente sulla sedia più sollevata, la piattaforma verde drappeggiata, gli stenografi nel tavolo della stampa, tutto mi diede un’impressione così forte che frettolosamente sono riuscito di nuovo, così da non perdere la mia compostezza. Più tardi capii il motivo per cui tutti gli altri erano così eccitati e in stato confusionale.

Non avevo capito quanto sarebbe apparso splendido il Congresso in questa solenne sala concerti, con le sue pareti grigio chiaro. Non avevo opinioni preconcette a riguardo, altrimenti ne sarei rimasto affascinato da subito.

E il miglior ricordo di questi giorni di Congresso per me è qualche quarto d’ora di notte passato sul balcone dell’Hotel Trois Rois con quel gentile vecchio banchiere, Gustav G. Cohen, a cui avevo dato il nomigliolo “Beaujolais fleuri”, dopo il vino francese che aveva bevuto a tavola.

Elenco delle parole chiave, dei luoghi e dei personaggi storici

1a guerra arabo-israeliana (guerra di indipendenza) (2) 2a guerra arabo-israeliana (crisi di Suez) (1) 3a guerra arabo-israeliana (guerra dei Sei Giorni) (5) 4a guerra arabo-israeliana (guerra del Kippur) (2) Aaronsohn Aaron (2) Aaronsohn Sarah (1) Abdullah I Husseini (1) Acquisti di terre (5) Adler Saul (1) Agenzia Ebraica (2) Al Fatah (1) Al-Bakr Ahmed Hassan (1) Al-Husseini Haj Amin (4) Aliyah Bet (2) All Jewish Palestine Orchestra (1) Allenby Edmund (2) Altalena (1) Alterman Natan (1) Antisemitismo (4) Approfondimenti (15) Arafat Yasser (4) Arikha Avigdor (2) Assad Hafiz (3) Assedio di Gerusalemme del 1948 (1) Attentato a Lod del 1972 (1) Attentato all'hotel King David (1) Attentato di Atene del 1968 (1) Attentato sul volo Swiss Air del 1970 (1) Attlee Clement (1) Baath (1) Balfour Arthur James (3) Banda Stern (1) Begin Menachem (7) Ben-Gurion David (9) Ben-Yehuda Eliezer (1) Ben-Zvi Yitzhak (1) Bernadotte Folke (1) Bevin Ernest (3) Bezalel School (1) Brigata Ebraica (1) Brigata 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