Con l’avvento della Prima Guerra Mondiale nel 1914, l’Inghilterra attaccò l’Impero Ottomano su tre fronti: Mesopotamia (oggi Iraq), Gallipoli e deserto del Sinai. Considerando che gli ebrei della Palestina confidavano nel fatto che una sconfitta turca avrebbe loro permesso di fondare il loro Stato, le autorità ottomane si insospettirono e ne espulsero molti dalla regione attraverso il Sinai verso verso la zona dell’Egitto controllata dagli inglesi. Altri ebrei palestinesi furono portati in Siria e costretti a costruire strade.
Quelli che raggiunsero l’Egitto furono disposti a collaborare con l’Inghilterra, sperando di condurre i turchi fuori dalla Palestina per contribuire alla costruzione del futuro Stato. Due ebrei nati in Russia che vivevano a Il Cairo convinsero gli inglesi alla messa a punto di un’unità dell’esercito interamente ebraica. Uno di questi, Joseph Trumpeldor, perse un braccio dieci anni prima combattendo nell’esercito russo contro i giapponesi nell’Estremo Oriente. L’altro, Vladimir Jabotinsky (che in seguito cambiò nome, come si usava fare all’epoca, sostituendolo con Ze’ev), era in Egitto come corrispondente di un giornale russo. Il primo atto dell’azione militare ebraica ebbe luogo nella Penisola di Gallipoli. Il corpo speciale del Zion Mule Corps fu assunto specificamente per supportare le truppe alleate nelle trincee sotto i continui bombardamenti degli Ottomani.
Dietro le linee turche, un gruppo di ebrei palestinesi conosciuto come Nili Group (dall’acronimo ebraico della frase tratta dal libro di Samuel “Netzah Yisrael lo yeshakker”: la forza di Israele non mentirà) forniva agli inglesi informazioni importantissime di intelligence sulla posizione delle forze nemiche nonché sul modo migliore di avanzare nel deserto del Sinai verso la Palestina.
Una di queste spie, la rumena Sarah Aaronsohn, fu catturata dai turchi e in seguito alle crudeli torture che subì si suicidò. Suo fratello, Aaron Aaronsohn, che aveva speso gli anni passati a sviluppare l’agricoltura in Palestina (introducendovi il farro), andò in Inghilterra a convincere i politici inglesi che incontrava circa le enormi potenzialità della Palestina di diventare un luogo con un’agricoltura fiorente basata sull’impresa ebraica.
Un altro ebreo andò in Inghilterra prima della Guerra Mondiale: si trattava del chimico russo Chaim Weizmann, il quale diede un aiuto essenziale nello sviluppo di esplosivi. Divenuto capo del movimento Sionista in Inghilterra, persuase molti leader inglesi nell’appoggiare la nascita di uno Stato ebraico in Palestina.
Come riconoscenza per l’aiuto dato all’esercito inglese dal Nili Group e sperando di spingere gli ebrei di Russia e Stati Uniti a stimolare i loro governi nel supportare la guerra contro la Germania, il segretario agli affari esteri Arthur James Balfour il 2 novembre 1917 inviò una lettera a Lord Rothschild, il leader dell’ebraismo inglese, promettendo la nascita di un focolare ebraico (“National Home”) in Palestina in caso di sconfitta dei Turchi. L’Inghilterra, prometteva la Dichiarazione di Balfour, avrebbe usato “tutti i suoi mezzi” (“their best endeavours”) per far sì che questa National Home diventasse realtà. Il sogno di Herzl auspicato venti anni prima era molto vicino a tradursi in realtà.
Anche durante lo svolgimento della Prima Guerra Mondiale, mentre il dominio turco gravava ancora pesantemente sulla regione, un sistema ebraico di educazione dei bambini fu mantenuto in Palestina. Tra i nati nel Kibbutz di Deganya in questo periodo vi fu Moshe Dayan, un futuro capo militare israeliano e ministro della Difesa.