Il 10 dicembre del 1917, sei settimane dopo che la Dichiarazione di Balfour fu resa pubblica, le truppe inglesi scacciarono l’esercito turco da Gerusalemme, portando la metà meridionale della Palestina sotto il controllo britannico. Alla fuga dei turchi, il generale Allenby, comandante delle forze inglesi, entrò a Gerusalemme e rilasciò una proclamazione in inglese, ebraico ed arabo: l’Inghilterra avrebbe rispettato i diritti di tutti i cittadini, inclusi i circa 50 mila ebrei presenti all’epoca, una minoranza considerando che nella regione vi erano circa mezzo milione di arabi.
Sotto il controllo militare britannico, le iniziative ebraiche furono rinnovate. Uno dei primi atti del movimento sionista in Palestina fu l’acquisto di una casa – precedentemente appartenuta ad un cavaliere inglese – sulla cima del Monte Scopus, per fondare la futura Università Ebraica, che avrebbe accolto sia studenti ebrei che arabi. Al raccoglimento dei fondi contribuì in particolar modo, tra gli altri, Menachem Ussishkin, che da lì a qualche anno diventerà il Presidente del Jewish National Fund.
La Prima Guerra Mondiale in Europa era ancora in corso e nell’aprile 1917 gli Stati Uniti entrarono dalla parte degli Alleati. Due giovani ebrei palestinesi, David Ben-Gurion (che 30 anni dopo sarà il primo Presidente israeliano) e Yitzhak Ben-Zvi (in seguito il secondo Presidente) viaggiarono alla volta degli USA per reclutare ebrei americani (molti dei quali erano russi di nascita) come membri della Jewish Legion (Legione ebraica) per la liberazione della Palestina del nord e, dopo la fine della guerra, per trasferirsi ad abitare nella regione come pionieri.
Tra i circa 2500 ebrei americani che “i due Ben”, come venivano soprannominati, reclutarono vi fu Nehemia Rubitzov. Suo figlio, prendendo il cognome Rabin (gli immigrati in Palestina usavano cambiare nome e cognome traducendoli, come possibile, in ebraico) diventerà in futuro uno dei principali leader militari israeliani, nonché uomo di Stato.
Un’altra persona che impressionò Ben-Gurion e Ben-Zvi mentre erano negli USA era una giovane immigrata russa che viveva in Milwaukee: Goldie Mabovititch, la futura Golda Meir: dopo la loro visita era determinata a prendere la strada per la Palestina non appena la guerra era finita per fare la sua parte nella costruzione della nazione ebraica.
Ebrei dal Canada e dall’Inghilterra risposero all’invito ad arruolarsi. Anche se la loro formazione militare non era completa si diressero comunque in Egitto per entrare in Palestina. Nel settembre del 1918, più di un mese prima della fine della Prima Guerra Mondiale in Europa, l’intera regione era stata liberata dall’esercito di Allenby. Quegli ebrei che erano stati espulsi dai Turchi vi fecero ritorno e, insieme a tutti gli altri, pretendevano il mantenimento della promessa fatta dagli inglesi con la Dichiarazione di Balfour. Incoraggiati dalle autorità inglesi, una Commissione Sionista presieduta da Chaim Weizmann raggiunse la Palestina e iniziò a valutare le possibilità di sviluppo della regione e dell’immigrazione.
Anche Aaron Aaronsohn era membro di questa Commissione. Nove mesi dopo essere arrivato in Palestina tornò in Europa come delegato sionista nella Conferenza di Pace di Parigi, ponendo la questione della National Home ebraica all’attenzione dei leader delle nazioni vittoriose della guerra. Vi partecipò anche Menachem Ussishkin, che prese la parola facendo un discorso in una lingua che prima di allora nessuno aveva mai sentito: l’ebraico moderno. La conferenza accordò il Mandato della Palestina all’Inghilterra, per “facilitare” la stabilizzazione della nazione degli ebrei nella regione. Vicinanza alla causa sionista fu espressa anche da parte della nuova dirigenza araba. A metà conferenza, tornando da Londra a Parigi, Aaronsohn morì in seguito alla caduta dell’aereo su cui viaggiava nel Canale della Manica.